QUANDO C’ERA LUI…PAUL VOLCKER, IL GIGANTE CHE SCONFISSE L’INFLAZIONE

Molti di noi associano il nome dell’economista americano Paul Volcker solo alla “Volcker Rule”, perché è la norma che porta il suo nome ma questa è solo l’ultima di una serie strepitosa di interventi, e siccome è abbastanza recente è quella che si ricorda meglio.

Volcker, quattro nonni tedeschi, è deceduto alla fine del 2019 a 92 anni, al termine di una lunghissima carriera pubblica votata al servizio dell’economia, che per sommi capi riassumiamo nel blog di questo mese. Merita di essere ripercorsa proprio in questo momento nel quale, corsi e ricorsi della storia, l’inflazione sembra mordere come non mai (ma vedremo che non è così…).

Il “Gigante” dell’economia

Eh sì perché Paul Adolf Volcker era alto più di due metri e la sua statura fisica fin dai primi suoi esordi nel mondo dell’economia è stata sempre associata a quella morale. Entrato al Tesoro americano con un curriculum di ferro, laurea a Princeton (con una tesi assai critica sulla politica della Fed nel dopoguerra, troppo tenera con l’inflazione e già premonitrice di quello che sarebbe stato il suo capolavoro), master a Yale e specializzazione alla London School, il “Gigante” avrebbe potuto partecipare ai big business di qualsiasi grande banca o primeggiare a Wall Street ad occhi chiusi.

Uomo dai costumi severi, invece Volcker non ha mai tradito, né all’epoca né più avanti, la sua vocazione di “civil servant”: pur lavorando a Washington, ad esempio, ha sempre fatto il pendolare in treno da New York, dove abitava, per potersi prendere meglio cura della moglie di salute cagionevole.

Si dice che avesse un solo debole, la passione per la pesca, e fu proprio questa passione che lo mosse a partecipare nel 1978, fresco eletto banchiere centrale, al primo meeting di Jackson Hole, luogo di villeggiatura attraversato dal pescoso fiume Snake, nel Wyoming, e nel tempo diventato un appuntamento fisso per i Governatori e le Autorità monetarie.

1971: Richard Nixon e la fine di Bretton Woods

E’ in questo anno che comincia la leggenda di Volcker, all’epoca nemmeno 45enne giovane funzionario del Tesoro. La guerra del Vietnam e il conseguente aumento della spesa pubblica americana stavano minando le riserve americane di oro perché la moneta americana, in forza del sistema monetario istituito nel 1944 con l’accordo di Bretton Woods, era stata ancorata all’oro ed eletta valuta principale per stabilizzare i cambi internazionali. Le crescenti richieste di conversione di dollari in metallo pregiato non erano più sostenibili.

Il sistema di regolazione dei cambi internazionali allora venne ridisegnato proprio da Volcker ed il 15 agosto del 1971, a Camp David, Richard Nixon decretò la fine della convertibilità del dollaro in oro.

A Bretton Woods erano nate anche la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. Sganciato il dollaro dalla sua funzione di stabilizzazione dei cambi, Volcker propose di investire e ridisegnare proprio il FMI a questa nuova funzione di regolatore degli squilibri valutari dei paesi più deboli.  Attraverso prestiti vincolati al rispetto di specifici e rigorosi piani di stabilizzazione economica (ricordiamo i casi di Grecia, Portogallo, Irlanda…un compito che il FMI mantiene ancora oggi), si aiutavano le economie più fragili nei momenti di difficoltà.

Da questo momento tutti i Presidenti americani gli affideranno le missioni più delicate.

1979 Il primo mandato alla Fed e la protesta dei “ceppi di legno”

La stagflazione (inflazione e contestuale recessione) è l’incubo di ogni Banca centrale. Oggi come allora.

Nel 1973 giunse l'embargo dell'OPEC ed i prezzi del greggio quadruplicarono. Poi nel 1979, a seguito della rivoluzione iraniana, scoppiò una seconda crisi energetica e di nuovo i prezzi triplicarono. Questi shock petroliferi alimentarono l'inflazione da costi, che nel 1980 raggiunse un picco del 14,8%.

Fu Volcker, appena eletto alla presidenza della Fed, ad assumersi l’onere della guerra all’aumento dei prezzi non esitando ad alzare i tassi a un livello da brivido, il 21,50 per cento.

Una decisione drammatica che, tra gli altri effetti, provocò il blocco dell’edilizia. In segno di protesta gli imprenditori subissarono la sede della banca centrale con blocchi di legno spediti da ogni angolo degli States. Ma Volcker tirò dritto finché non riuscì a domare i prezzi e la speculazione contro il dollaro.

Un grande successo che probabilmente costò la riconferma al presidente Jimmy Carter, come lui democratico. Ma, al tempo stesso, una pietra miliare che servì a consolidare il mito dell’indipendenza della Federal Reserve nei confronti della Casa Bianca.

Non a caso uno dei successori, Ben Bernanke, teneva in bella mostra sulla scrivania proprio uni di questi ceppi di legno anti-Volcker a testimonianza della necessità di un buon banchiere di tener testa alle pressioni delle lobby più potenti, banche comprese.

Secondo mandato e licenziamento

Riconfermato nell'incarico da Ronald Reagan, fu bruscamente licenziato a metà mandato a causa delle critiche alla sua politica dei “twin deficit”, cioè accusato di favorire, per stimolare l’economia, troppi consumi contemporaneamente, con importazioni che superano le esportazioni e con spesa pubblica maggiore delle entrate fiscali.

Venne sostituito nel giugno del 1987 da Alan Greenspan, considerato più accomodante ai voleri del Congresso. Il mercato obbligazionario comunque rispose alla sua fuoriuscita con il massimo peggioramento delle quotazioni del quinquennio e dopo pochi mesi vi fu il lunedì nero del 1987, storica crisi della Borsa USA.

La “Volcker rule”: è caccia agli speculatori

In poche righe è difficile condensare più di un decennio di politica economica americana, Ricordiamo solo che i suoi successori Greenspan e Bernanke negli anni saranno gli artefici di una ridiscesa dei tassi, della storica “deregulation” e delle iniezioni di liquidità, assai gradite dalle lobbies economiche e finanziarie. Il risultato sarà la forte ripresa dei mercati, ma porterà in dote anche le bolle speculative di fine millennio e la crisi “Lehmann Brothers” del 2007.2008

Così Barack Obama, dal febbraio 2009 al gennaio 2011 si ricorderà di Volcker nominandolo Presidente del comitato consultivo per la ripresa economica con l’incarico di spezzare l’intreccio fra banca commerciale e banca d’investimento

Frutto di quest’ultimo incarico arriverà la “Volcker Rule”, la legge da lui messa a punto nel 2012 che per prima ha limitato l’attività speculativa delle banche in Borsa al 3% dei loro capitali, separando le loro attività commerciali da quelle di investimento, a tutela dei risparmiatori e della stabilità del sistema creditizio dopo i crack finanziari del 2008.

(Volcker, senza temere di essere considerato fuori dal tempo disprezzava in sommo grado l’impiego di strumenti derivati e tutte le innovazioni operative)

In verità questo suo ultimo atto, è forse l’unico non riuscito completamente per l’evidente ostracismo di chi vive di speculazione, (nel 2014, solo per le otto principali banche americane, vennero registrati 10 miliardi di dollari di utili mancati…)

Guarda caso, nel 2018, appena nominato, l’attuale presidente della Federal Reserve Jerome Powell, sotto la pressione dei repubblicani e il beneplacito di Trump, provvederà ad ammorbidire i vincoli del provvedimento con una serie di concessioni ai Big di Wall Street, incurante dell’ostilità di Volcker, gigante ormai forte solo di un grande prestigio bipartisan, conquistato a suon di no pronunciati nei confronti dei tanti Presidenti con cui ha lavorato, spesso accollandosi i ruoli più ingrati e delicati.

Come ai tempi della grande battaglia contro l’inflazione…la stessa che stiamo combattendo oggi.


Giuseppe Gentili - Personal Advisor

Dott. Giuseppe Gentili

Giuseppe Gentili è un Personal Advisor. Ha ottenuto la certificazione EFPA nel 2012 e dal 1999 è iscritto all'Albo Unico dei Consulenti Finanziari

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