Con l’intento di fare una cosa utile, e per comprendere al meglio il dibattito di questi giorni, il blog di questo mese è condensato in 10 domande (e 10 risposte) …
1 Quando è nato il M.E.S.?
Il M.E.S. ha radici lontane, nasce il 13 dicembre 2007, all’interno del Trattato di Lisbona. Il Trattato di Lisbona, in vigore ufficialmente dal 1° dicembre 2009, ha a sua volta apportato ampie modifiche allo storico Trattato di Maastricht del 1992.
2 Quale è il suo inquadramento giuridico?
Il M.E.S. è un’organizzazione intergovernativa con sede in Lussemburgo: erede del Fondo europeo di stabilità finanziaria, opera in sinergia con la Commissione europea.
3 Quale era il suo intento principale?
L’obiettivo dichiarato è sempre stato quello di garantire la stabilità finanziaria della zona Euro.
4 Come potrebbe essere compromessa la stabilità finanziaria di un Paese dell’Eurozona?
Durante una crisi di credibilità politica o in particolari momenti di difficoltà economica, i titoli di Stato del Paese coinvolto perdono valore rispetto a quelli degli Stati più solidi (fenomeno noto come aumento dello “spread”) e a questo punto il collocamento sul mercato di nuovi titoli, per finanziarsi, diventa più difficoltoso ma anche più oneroso in quanto dovrà prevedere tassi più alti.
5 In che modo il M.E.S. cerca di ristabilizzare il Paese in crisi?
L’aiuto si concretizza con prestiti ed altre forme di assistenza finanziaria. Tra gli strumenti messi a disposizione dal Meccanismo vi sono prestiti ai singoli Paesi per consentire un aggiustamento macroeconomico, prestiti per favorire la ricapitalizzazione indiretta delle loro banche, oltre ad acquisti dei loro titoli di Stato sui mercati.
In passato interventi di questo tipo hanno sostenuto le economie di alcuni Paesi, come Irlanda, Portogallo, Cipro, Spagna e Grecia. Il totale di spesa è stato di 295 miliardi di euro.
6 Dove reperisce questi fondi il M.E.S.?
Il M.E.S. emette a sua volta titoli per finanziarsi. Titoli più “sicuri”, e quindi dotati di grande appeal. Lo scorso febbraio, ad esempio, ha festeggiato la sua centesima operazione: attraverso l’emissione di due obbligazioni, sui mercati finanziari sono stati raccolti 4,5 miliardi di euro.
Nella loro accezione più ampia, cioè quella di «titoli di stato europei», potremmo anche parlare di “Eurobond”, anche se i puristi scuotono la testa.
7 Chi attiva il M.E.S.?
Non tutti sanno che l’attivazione del meccanismo di stabilità è “a chiamata”, ossia il M.E.S. non prende l’iniziativa. È il Paese in difficoltà finanziarie che deve presentare al Presidente del Consiglio dei Governatori del Fondo salva-Stati una richiesta di assistenza.
Ricevuta la richiesta il Mes la invia alla Commissione Europea per ottenere un parere sul reale stato di salute del Paese richiedente e definire, in concreto, il suo fabbisogno finanziario. In questa fase si considera anche l’impatto che la crisi economica in quello Stato membro potrebbe avere sull’intera zona euro.
Se la valutazione è positiva, la concessione dei prestiti viene decisa dall’organo plenario del Mes. Il Consiglio, in questi casi, effettua una votazione a maggioranza semplice o qualificata: ogni Stato membro infatti gode di un diritto di voto che è proporzionato alla quota versata dallo Stato stesso nel Fondo.
8 Che cosa chiede in cambio il M.E.S.?
Il Paese ricevente oltre ai soldi deve accettare una serie di condizioni che sono molto stringenti. Prima di tutto viene impostato un programma di rientro e il controllo diretto del debito attraverso dei piani di aggiustamento macroeconomico che possono colpire, tra gli altri, la spesa pubblica e il sistema pensionistico e che impongono perciò ulteriori sacrifici ai cittadini.
9 L’Italia ed il M.E.S. Perché sì…
La riforma del Trattato prevede l'ulteriore sviluppo degli strumenti del Mes e il rafforzamento del suo ruolo assieme alla creazione di un sostegno comune per il Fondo di risoluzione unico sulle crisi bancarie. Si tratterebbe di una sorta di ‘cassa comune’ istituita dall’Ue per la risoluzione delle crisi degli istituti bancari in dissesto nell’Eurozona: per questo è finanziato dai contributi del settore bancario, non dal denaro dei contribuenti (il mantra di chi si oppone al M.E.S.)
Solo nel caso in cui il Fondo di risoluzione unico fosse esaurito, il Mes potrebbe fungere da sostegno e prestare i fondi necessari per finanziare la sistemazione delle banche europee. Stavolta, con i soldi dei contribuenti.
Per i suoi sostenitori questo strumento rappresenta perciò un punto a favore del settore bancario italiano, tra i più gravati dai cosiddetti N.P.L., ossia i crediti non più esigibili.
10 l’Italia ed il M.E.S. Perché no…
L’ Italia resta l’unico Paese europeo a non avere ratificato il trattato di modifica e più passa il tempo più le motivazioni si fanno ideologiche. Alcune forze politiche hanno puntato da anni su una decisa opposizione nei confronti del meccanismo, facendone una battaglia politica e agitando lo spauracchio di quanto successe, ad esempio, alla Grecia dopo la crisi del 2010, costretta a grandissimi sacrifici e pressata poi per molti anni dal Fondo Monetario Internazionale.
Altre forze politiche, nel tempo, si sono ammorbidite…
Finora abbiamo scelto di temporeggiare per comprensibili ragioni negoziali. Ma ora in Parlamento inizia davvero il dibattito per la ratifica. Dalle parole si arriverà, finalmente, ai fatti?
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