Dalla luna allo spazio e…dalla fantascienza alla finanza: ecco la “space economy”

Lo scorso 26 giugno, nel suo primo giorno di borsa, abbiamo assistito al debutto record del titolo azionario “OFFICINA STELLARE” che ha messo a segno subito un balzo del 66%, toccando i 10 euro dai 6 della quotazione. «Abbiamo intrapreso l'avventura della quotazione in Borsa con un obiettivo preciso: rafforzare il nostro posizionamento per imporci a livello internazionale quale Space Factory di riferimento, dotata internamente di tutti gli strumenti necessari a rispondere in modo efficace alle richieste della New Space Economy», aveva commentato Giovanni Dal Lago, ceo e co-fondatore di Officina Stellare. 

Più o meno stesso successo in borsa, dal 2017, ha conseguito il titolo AVIO (partecipata Leonardo – Finmeccanica) altra azienda italiana specializzata nei sistemi di propulsione spaziale per il lancio in orbita dei satelliti.

Dalla Luna allo Spazio? A cinquanta anni esatti dalla conquista della luna, un novello e contemporaneo Jules Verne intitolerebbe forse così uno dei suoi romanzi di fantascienza, se scoprisse che, ad esempio, le auto che si guidano da sole, i termometri a infrarossi che si infilano nell’orecchio, i sensori delle macchine fotografiche digitali e una busta di patatine fritte sono tutte figlie della space economy.

(Si, anche le patatine fritte, che vengono fatte cadere nelle buste sfruttando i calcoli approntati per le traiettorie di sonde e satelliti, in modo da farle arrivare intatte e croccanti).

Infatti i vantaggi della space economy non sono solamente nella relativa novità di questo business, ma anche nelle ricadute pratiche che le scoperte di questo settore hanno nella vita quotidiana: così se oggi abbiamo il teflon, i cibi liofilizzati, o la TAC e la microelettronica è grazie alle innovazioni e agli studi svolti per arrivare sulla Luna o per raccogliere polvere di stelle.

La space economy è la catena del valore impegnata nello sviluppo e realizzazione delle infrastrutture spaziali e delle sue componenti: si conferma un mercato molto attivo e continuerà a stupirci ancora per molto tempo.

Partendo dalla ricerca, sviluppo e realizzazione delle infrastrutture spaziali si arriva fino alla generazione di prodotti e servizi innovativi (telecomunicazioni, navigazione e posizionamento, monitoraggio ambientale, previsione meteo, ecc.). Essa rappresenta una delle più promettenti traiettorie di sviluppo dell’economia mondiale dei prossimi decenni ed attualmente misura un tasso di crescita del 7% all’anno.

La finanza internazionale se ne è subito accorta visto che le Banche di investimento prevedono che la space economy mondiale, che oggi vale 350 miliardi di dollari, potrà crescere fino a raggiungere valori impressionanti nei prossimi decenni, e sono più di 250 i fondi privati di investimento (venture capital)che hanno deciso di investire nelle start up del settore spaziale.

Un report di Goldman Sachs prevede che il settore arriverà a valere 1.000 miliardi di dollari entro il 2050, mentre uno studio di Morgan Stanley si aspetta il raggiungimento di un valore di 1.100 miliardi.

Molto più ottimista è Bank of America Merryl Lynch, che ipotizza una crescita del mercato fino a 2.700 miliardi di dollari nello stesso arco temporale. Mentre negli anni sessanta la lotta era esclusivamente politica e di prestigio tra i due poli USA e Russia, oggi anche l’Europa e la Cina sono competitors strategici. La Cina punta molto sul settore: ha investito 6 miliardi di dollari nel 2016, più della Russia e seconda solo agli USA. Mentre l’Europa dal 2021 fino al 2027 ha in previsione di investire 17 miliardi di euro.

Il sistema europeo Galileo («l’elemento unificante più forte per l’Europa dopo l’euro», garantisce l’Agenzia spaziale italiana) affiancherà presto il tradizionale Gps garantendo una precisione assoluta nel posizionamento terrestre.

Gli Stati Uniti, forti della guida del Presidente Trump che sogna una “space force”, ovvero delle forze armate spaziali, attraverso la NASA continuano ad aumentare le risorse a bilancio. Gli obiettivi degli Stati Uniti sono due: portare l’uomo su Marte e far tornare gli astronauti sulla Luna.

Un altro importante Paese che recentemente ha incrementato i suoi investimenti nella space economy è l’India. Il suo programma di esplorazione spaziale parla anche un po’ italiano poiché molti degli ingegneri aerospaziali coinvolti si sono formati proprio nel nostro Paese.

Appunto, e l’Italia?

Per una volta, non stiamo a guardare in quanto vantiamo una lunga tradizione nelle attività spaziali: siamo tra le prime nazioni al mondo a lanciare in orbita satelliti, e tra i membri fondatori dell’Agenzia Spaziale Europea; siamo anche il sesto Paese al mondo in termini di bilancio investito in rapporto al PIL e terzi in Europa nei finanziamenti per le attività dell’ESA. Siamo di nuovo sesti al mondo anche per quantità di articoli scientifici sul tema dello spazio.

Il nostro è uno dei pochi Paesi ad avere la filiera completa dell’industria spaziale: dai satelliti ai software, vi sono coinvolte 250 aziende che danno impiego a 6.500 persone. L’Italia si distingue e si fa valere per l’elevata qualità, precisione e l’innovatività presente nel settore: sono a marchio italiano molte strumentazioni e componenti di progetti stranieri ed è recentemente stato definito un "Piano Strategico Space Economy", che prevede un investimento di circa 4,7 miliardi di euro, di cui circa il 50% coperto con risorse pubbliche, tra nazionali e regionali, aggiuntive rispetto a quelle ordinariamente destinate alle politiche spaziali.

Pubblico sì, ma anche tanto privato. La space economy rimane ancora e soprattutto un settore per i miliardari: sono loro i veri protagonisti per investimenti e per presenza sulla scena mediatica.

Tre di questi li conosciamo bene: Jeff Bezos, Elon Musk e Richard Branson.

L’azienda aerospaziale SpaceX di Musk ha lanciato un razzo che ha rilasciato in orbita 60 satelliti con l’obiettivo di costruire una rete di satelliti che supporti il servizio internet globale. SpaceX dal 2008 al 2016 è stata ingaggiata dal governo americano per 12 missioni di trasporto cargo tra la Terra e la Stazione Spaziale Internazionale con un costo complessivo di 1,6 miliardi di dollari.

Jeff Bezos, è attivo principalmente con due società: Blue Origin e ovviamente con Amazon.

Il progetto Amazon Kuiper metterà in orbita più di tremila satelliti con l’intenzione dichiarata di fornire «una connettività a banda larga a comunità non servite o poco servite in tutto il mondo». Bezos, come Musk, vorrebbe conquistare Marte, ma al momento si sta focalizzando su un progetto ugualmente molto audace: costruire stazioni spaziali e spostare l’industria pesante fuori dal pianeta.

Richard Branson (Virgin Group) è forse il più cauto dei tre, ma di certo il vero pioniere del turismo spaziale e in particolare dei viaggi in ambiente a gravità limitata grazie alla sua storica compagnia Virgin Galactic (un biglietto sulla Virgin si aggira sui 250 mila dollari).

Tutti questi esempi per arrivare alla (questa volta facile) conclusione:

La space economy rappresenta un chiaro segnale della consapevolezza di come lo spazio sia un luogo decisivo già da ora dove misurare le capacità scientifiche e tecnologiche di un paese, ossia quelle che in gran parte finiscono per determinarne poi la crescita interna in termini di occupazione, di ricerca tecnologica e possibilità lavorative e di impiego di capitali, pubblici e privati e, in sintesi, di aumento del PIL e del benessere, anche finanziario, di una popolazione.


Giuseppe Gentili - Personal Advisor

Dott. Giuseppe Gentili

Giuseppe Gentili è un Personal Advisor. Ha ottenuto la certificazione EFPA nel 2012 e dal 1999 è iscritto all'Albo Unico dei Consulenti Finanziari

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