Ogni anno inesorabile arriva il mese dell’educazione finanziaria…
E con questo, anche una delle mie solite foto in qualità di partecipante a qualche convegno…

Fioccano come sempre le iniziative: Ministero, Quotidiani Specializzati, Saloni del Risparmio, Inviti alle Scuole, Expo…
Per carità, tutte interessantissime e piene di buone intenzioni, con partecipanti qualificati e relatori autorevoli.
Però, in concreto, questa educazione o alfabetizzazione finanziaria, mesi o anni che siano, invece non arriva mai, e come in passato anche l’ultimo rapporto CONSOB 2018 sulle scelte di investimento delle famiglie italiane mette il nostro popolo agli ultimi posti non solo in fatto di conoscenze finanziarie, che rimangono basse, ma, soprattutto, ribadisce che l’esigenza di accrescere le conoscenze in materia continua ad essere avvertita solo da pochi.
Da questi dati una considerazione che è anche una domanda: come mai gli italiani, malgrado tutti gli sforzi fatti da noi operatori e dai media, proprio non ne vogliono sapere di avvicinarsi alla finanza?
Personalmente ho due risposte.
1) la ritrosia e le difficoltà di comprensione molto spesso derivano anche dalle terminologie usate che non vanno certo nella direzione di una semplificazione.
Un esempio? In questi giorni si parla più del solito di “cuneo fiscale”: ma chi ascolta o legge, se proprio non è del settore, capisce davvero di cosa si tratta? Se si parlasse e si spiegasse che non è altro che il peso delle imposte (meglio ancora, anche se più generico “tasse”) sugli stipendi o sui redditi, forse l’attenzione al tema sarebbe diversa.
2) la finanza ed i suoi operatori negli ultimi decenni, dopo la bolla di internet che aveva avvicinato molti e in poco tempo a forme di investimento mai utilizzate in precedenza, dopo gli scandali e le truffe, e dopo la crisi del 2008, sono considerati la cosa più distante che ci possa essere dall’ etica, soprattutto in tempi in cui, finalmente, la morale ed i comportamenti socialmente responsabili stanno tornando al centro della nostra vita.
E’ il momento del riscatto, e di far capire che esiste anche una finanza “buona”, vicina a chi risparmia e che si impegna a far crescere in modo sano e lontano dalle speculazioni il mondo che verrà, e che è già alle porte (Greta Thunberg…).
E' singolare e significativo che questa nuova voglia di una finanza diversa e più amica degli uomini, ma anche più comprensibile, stia arrivando da uno dei paesi che, nel passato, non ha certo brillato per impegno etico: la Gran Bretagna. Ed è così che il Financial Times dello scorso 16 settembre ha lanciato la “New Agenda”, con una prima pagina di giornale completamente vuota, senza titoli!
Una provocazione ed un vero e proprio “reset”.
Speriamolo, e che non sia solo marketing….