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Rappresentazione visiva dell'articolo: Automotive in borsa. Chi va piano...andrà lontano?


Settore Auto in Borsa: le prospettive, fra dazi e transizione energetica.

Questo mese sotto la lente del nostro blog è finito il comparto “automotive”, (dall’inglese, con significato di “automobilistico”, ossia l’intero settore industriale legato alla produzione e vendita di veicoli (auto, moto, camion, ecc.) e ai relativi componenti. Include quindi tutte le fasi del ciclo produttivo, dalla progettazione alla distribuzione, nonché la produzione delle materie prime e la gestione della catena di fornitura, con tutto l’indotto che “ruota” attorno.

Parliamo quindi di un settore molto ampio e che copre diverse aree, dall'ingegneria alla produzione, dal marketing alla logistica e che oggi è sempre più orientato all'innovazione, con l'integrazione di tecnologie digitali, di intelligenza artificiale e che ha virato verso la crescente attenzione alla sostenibilità e alle energie pulite. Per la sua rilevanza economica è inoltre un settore manifatturiero fondamentale e una delle principali industrie a livello mondiale, con un impatto significativo sull'occupazione e sull'economia globale.


I dazi...

Il primo duro colpo al mercato dell’ automotive lo aveva dato la pandemia, poi il trend è proseguito negli anni successivi, complici i dazi di Trump arrivati nel momento meno opportuno, con incrementi modesti (e in qualche caso nulli) delle vendite. Tanto che per l’anno in corso, sulla scorta dei dati relativi al primo semestre, le previsioni più ottimistiche non vanno oltre un misero 2% di crescita rispetto al 2024.

Gli ostacoli congiunturali legati ai dazi USA sull'import europeo rappresentano una minaccia concreta. Annunciati inizialmente al 25%, ora prevedono un taglio al 15%, condizionato a contromisure, ma molti componenti restano ancora soggetti al 27,5%. Se la stima di Oxford Economics, secondo cui il 15 % della produzione automobilistica europea è destinata agli USA (24 % per la Germania, 30 % per l’Italia) è corretta, complessivamente l’impatto sulle esportazioni e sulla produzione vale circa 80 € miliardi.

E' proprio di questi giorni, l'avvertimento relativo alla riduzione della operatività e di tagli al personale negli stabilimenti, di Porsche, Stellantis General Motors e Lamborghini, ma anche gli altri colossi, soprattutto quelli occidentali, non se la passano meglio. Attualmente solo Toyota mostra segnali tecnici in miglioramento sui mercati USA, con un indice di "forza relativa" salito da 67 a 71; tuttavia resta sotto il benchmark di 80, e gli investitori attendono conferme sul miglioramento degli utili.


...e la transizione elettrica.

Anche sul fronte degli "elettrici" ("EV" in sigla) ad esempio Tesla ha visto una performance negativa in questo 2025 (-15% circa) ma conserva una robusta performance a 12 mesi (+61,4 %) grazie al rimbalzo successivo al calo di inizio anno.

Per cui pur cedendo parte del suo vantaggio mantiene margini superiori rispetto ai motori "tradizionali", anche se il gap si sta riducendo (il margine di utile per veicolo di Tesla è sceso al 15 % nel 2024)

L' azienda resta un simbolo di innovazione (robotaxi, guida autonoma), ma affronta un percorso difficile: profondi cali su ricavi, immagine del management in crisi, e valutazioni giudicate dagli analisti ancora troppo elevate.

A livello globale, nel primo trimestre 2025, le vendite hanno raggiunto il 16 % del totale, con un’impennata del 42 % rispetto allo stesso periodo del 2024; in Europa, la quota media ha toccato il 25 %. A livello mondiale si stima che per l'intero 2025 oltre un quarto delle auto vendute sarà elettrico. Tuttavia nei mercati meno maturi l'adozione rimane ancora ridotta: al di fuori di Cina, USA ed Europa, l’elettrico coprirà solo il 6 % delle vendite nel 2025.


Elettrici e rampanti: dal Sol Levante una scommessa per chi compra?

Resta comunque incontrovertibile il trend; in Europa, tra la prima metà del 2024 e quella del 2025, le vendite di benzina e diesel hanno visto una contrazione consistente: da una quota combinata del 48,2 % a solo 37,8 %. Parallelamente la quota dei veicoli elettrici è cresciuta al 15,6 %. Sono ancora numeri piccoli, ma, se andiamo in dettaglio, rileviamo che comunque in Europa, Volkswagen ha aumentato nel primo trimestre di quest'anno, le vendite elettriche del 157 rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, (sorpassando poi Tesla in aprile), Renault dell' 89% e Bmw del 21 %.

Lo stesso non succede ancora in Italia, dove le auto elettriche hanno raggiunto nel 2024 una quota di mercato solo del 4,2%. Cifre veramente basse, se le si confronta con quelle del Regno Unito (19,6%), della Francia (16,9%) e della Germania (13,5%).

E' così che, mentre a frenare gli acquisti da noi ci sono i costi ancora troppo elevati, dall' Oriente arrivano numeri, produttori, ma soprattutto "prezzi" quasi imbattibili.

Hanno nomi esotici e sconosciuti, ma in patria le conoscono bene e, a quanto pare, se le comprano in tanti.

Dati di aprile: in Cina sono state immatricolate 1,755 milioni di vetture divise quasi equamente tra berline (821.000) e SUV (847.000). Manco a dirlo, le elettriche l'hanno fatta da padrone. Con una crescita del 38% rispetto allo stesso mese del 2024 hanno occupato tutte le prime posizioni della classifica.

L'auto più venduta in assoluto in Cina ad aprile è stata la Geely Geome Xingyuan, una due volumi compatta prodotta negli stabilimenti di Hangzou.

Al secondo posto si è piazzata la BYD Seagull, che si sta giocando la piazza d'onore in un confronto serrato con la Wuling Hongguang Mini EV, terza ad aprile ma seconda, proprio davanti alla BYD Seagull, se si guardano i volumi da inizio anno.

Per inciso, e sempre senza nessuna sollecitazione all'acquisto: sulle borse cinesi o di Hong Kong, questi marchi, da inizio anno, registrano rispettivamente un + 36%, + 30% e + 59%...


Il futuro è adesso

Sul fronte finanziario, in questi mesi gli hedge fund continuano a scommettere contro l'industria automobilistica europea in difficoltà, mentre i produttori di auto e componenti si scontrano con un rallentamento del mercato aggravato dalla guerra commerciale e dalla forte concorrenza dei rivali cinesi. Le posizioni "corte" contro alcuni dei maggiori produttori di componenti e case automobilistiche europee sono aumentate, quest'anno, proprio dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca,

Solo un esempio: a inizio anno il produttore francese di componenti Valeo è risultato il secondo titolo europeo più venduto allo scoperto, in percentuale, sul totale delle azioni emesse. Con questi numeri chi ha tempo di aspettare e presenta un profilo di rischio elevato, proprio in questo momento deve riconsiderare il settore auto. Gli investitori potrebbero bilanciare il portafoglio tra titoli innovativi (Tesla, BYD) e produttori solidi in fase di trasformazione (VW, BMW, Stellantis), per un mix di potenziale e resilienza.

Sul fronte economico, invece, l'unica strada da percorrere resta quella del mercato. Una volta toccato il fondo, solitamente scatta la reazione. Basterebbe favorirla con pochi interventi mirati, a cominciare da un taglio netto alla burocrazia che ancora frena il settore, o da maggiori incentivi all'acquisto a livello nazionale ed europeo. È necessario, inoltre, che produttori e distributori si aprano con maggiore decisione a soluzioni non tradizionali, come il noleggio a lungo termine, il leasing e a una nuova regolamentazione dell’usato.





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