Perché parlare del Brasile oggi
Il Brasile è da sempre una «eterna promessa»: immense risorse naturali, agricoltura leader mondiale e grandi aziende minerarie da sempre molto attive sui mercati internazionali. Negli ultimi due anni inoltre il paese ha anche mostrato una dinamica finanziaria sorprendente: l’indice di riferimento della Borsa — l’Ibovespa — ha riportato infatti ripetuti record.
Nel blog di questo mese cercheremo di capirne le ragioni, quali fattori macro e politici influenzano i suoi titoli e quali sono le prospettive del più grande paese dell'America Latina (nonché quinto al mondo per estensione).
Che cos’è l’Ibovespa
Il Bovespa (acronimo di BOlsa de Valores do Estado de São PAulo), anche conosciuto come Ibovespa, è l'indice azionario della Borsa di San Paolo. È l'indice di riferimento di circa 100 titoli negoziati nella borsa brasiliana e rappresenta le azioni più liquide e rilevanti scambiate sul cosiddetto "B3", (Brasil, Bolsa, Balcão). È il termometro principale per misurare l’umore degli investitori sul mercato azionario brasiliano e anche sulle sue aziende legate alle materie prime (minerarie, energetiche, agribusiness).
Dopo anni di stallo, nei mesi recenti l’Ibovespa ha aggiornato più volte i suoi massimi, e il 30 ottobre ha raggiunto un picco storico di 148.780 punti.
Perché la borsa è salita così tanto?
Il rally del 2025 si può spiegare con alcuni fattori combinati, ma il motivo principale è la diminuzione in atto dei tassi USA.
Infatti già da inizio anno gli investitori mondiali hanno scontato una possibile fase di riduzione dei tassi da parte della Federal Reserve, cosa che è puntualmente avvenuta dalla seconda metà del 2025: questo ha favorito i flussi dei loro capitali verso titoli forse più rischiosi, ma anche più remunerativi, tra cui quelli del Brasile. (nel momento in cui scriviamo il rendimento di un titolo di stato brasiliano, a 10 anni, è del 13,75%, contro il 4% dello stesso titolo statunitense...)
Questa marea di denaro ha così sostenuto sia le azioni che la valuta del paese, il "real", anch'esso in guadagno del 12% circa, sul dollaro, da inizio 2025.
Altri fattori di crescita vanno poi ricercati nella forza relativa di alcune blue-chip: grandi società minerarie, bancarie e del settore energetico hanno così registrato performance robuste, spesso legate al prezzo delle commodities e alla ripresa della domanda estera.
Infine, ma anche diretta conseguenza di quanto sopra, i dati migliori delle attese e la rimozione di timori politici hanno incentivato l’aumento delle posizioni in azioni brasiliane.
Stato reale dell’economia: crescita, inflazione e politica monetaria
Sul piano macro, il Brasile ha registrato una fase di ripresa dopo gli anni più tenui: la Banca Mondiale ha certificato una crescita robusta nel 2024 e previsioni più moderate per il 2025, con un quadro di crescita comunque superiore alla media di lungo periodo per il paese.
Sul fronte dell’inflazione, questa rimane il principale vincolo alla politica monetaria: inflazione che è rimasta sopra l’obiettivo di lungo termine, per cui la Banca Centrale ha mantenuto politiche relativamente restrittive per riportarla sotto controllo. Questo peso contribuisce a limitare il potenziale di crescita reale. Consumi e investimenti ristagnano finché i tassi rimangono alti e anche in questo 2025 le proiezioni indicano un’inflazione ancora sopra la soglia ideale e una moderazione della crescita.
Ricchezza naturale e limiti strutturali: materie prime sì, ma non basta...
Un punto chiave: il Brasile è straordinariamente ricco di materie prime.
Il paese è ai primi posti del mondo nella produzione ed esportazione di etanolo, zucchero, caffè (primo esportatore al mondo), soia (secondo solo dopo gli Stati Uniti), tabacco, mais, riso e cacao, e altre risorse agricole a sua disposizione sono la canna da zucchero, il succo d'arancia, cotone, ananas, e anacardi.
Sul fronte minerario può contare su ampi giacimenti d'oro, minerale di ferro, manganese, bauxite, stagno, niobio e nichel.
È anche un importante produttore di acciaio e di petrolio, ed è al primo posto al mondo per la produzione di manganese, secondo per quella di ferro e al terzo per quella di bauxite; è ricco di giacimenti di uranio, nichel, cromo e fosfato ma anche di oro e di diamanti.
Questa dotazione dovrebbe essere un motore naturale di sviluppo. Ma due freni storici hanno limitato la trasformazione di questa ricchezza in crescita costante.
Del primo ne abbiamo appena parlato sopra: l'inflazione. Tassi elevati per combatterla tagliano la domanda interna e rendono gli investimenti in capitale più costosi.
Il secondo paletto ha a che fare con la corruzione e la storica incertezza istituzionale, fattori quasi strutturali che incidono sulla fiducia degli investitori stranieri ma anche sui costi di transazione. Secondo l'organismo "Transparency International", nel 2024 il Brasile ha ottenuto un punteggio relativamente basso nella classifica sulla percezione della corruzione (CPI): 34 punti su 100.
L’influenza internazionale: Stati Uniti (e dazi...) e gli altri BRICS
A proposito di investitori stranieri, eccoci di nuovo agli Stati Uniti.
Gli USA influenzano il Brasile soprattutto tramite due canali: la politica monetaria e il commercio.
Abbiamo già detto sopra in quale modo la politica dei tassi della Fed incide sull'economia brasiliana e come recentemente abbia contribuito anche al rally borsistico.
La seconda leva riguarda direttamente le aziende e i capitali statunitensi, copiosi, che sono investitori importanti in vari settori brasiliani; per quanto riguarda le decisioni commerciali o le tariffe doganali, dall' agosto scorso è in vigore una tariffa del 50% sulle esportazioni brasiliane imposta dagli USA.
Ora è di fresca attualità l'incontro al vertice fra Trump e Lula a Kuala Lumpur che potrebbe ricomporre questo pesantissimo balzello, che incide su oltre un terzo del PIL del paese.
I due presidenti si erano già incontrati, ma non avevano parlato ufficialmente di dazi dopo gli attriti tra i due leader per il caso giudiziario contro Jair Bolsonaro, ex presidente del Brasile e stretto alleato di Trump (Bolsonaro è condannato per aver tentato un colpo di Stato). Durante l'incontro Trump ha sorpreso, addirittura elogiando il profilo politico di Lula, e ha detto che potrebbe ridurre i dazi sul Brasile, nel tentativo di ottenere clemenza per Bolsonaro.
Riguardo agli altri BRICS (oltre al Brasile: Cina, India, Russia, Sud Africa), il rapporto è più orientato al commercio di materie prime e a cooperazioni politiche/finanziarie: la Cina, in particolare, è il principale acquirente di minerali e prodotti agricoli brasiliani ed è anche un grande investitore infrastrutturale. La domanda cinese di commodities è quindi un driver critico per le "big-cap" brasiliane del comparto minerario e agricolo.
Russia e India giocano ruoli più circoscritti ma utili per diversificare mercati e alleanze. In sintesi, l’influenza BRICS sul Brasile passa attraverso la domanda di esportazioni, investimenti e iniziative multilaterali sulle infrastrutture e sull'energia.
Prospettive future: l'eterna promessa.
Il futuro dell'economia (e della borsa...) brasiliana, sulla carta, è di facile previsione.
Infatti se continueranno le politiche che favoriscono la trasformazione delle materie prime a valore aggiunto (es.: industria alimentare, metallurgia, raffinazione) il Brasile potrà garantirsi maggiore ricchezza dalle sue esportazioni,
Anche ulteriori riforme strutturali, come la semplificazione fiscale, e benefit per chi mette in campo più investimenti in infrastrutture e digitalizzazione, potranno aumentare produttività e attirare capitali esteri più stabili.
Tutti gli Organismi internazionali, da parecchi mesi, vedono margini di miglioramento che se realizzati potrebbero innalzarne il potenziale di crescita medio.
Per contro, una persistente inflazione e tassi d’interesse elevati potrebbero ancora scoraggiare gli investimenti privati e mantenere alto il costo del credito. Inoltre, la corruzione e l' instabilità istituzionale sono altri due fattori che riducono la fiducia di lungo termine di un paese eternamente "emergente", dove anche uno shock di prezzo momentaneo su una delle sue commodities può creare volatilità e mettere alla prova le finanze pubbliche.
Guida all'investitore responsabile
Nel mezzo, fra rischi ed opportunità, ci sono i potenziali investitori interessati a questo gigantesco mercato. Cosa fare?
Semplice: se proprio convinti, destinate comunque solo una piccola quota del vostro patrimonio (la capitalizzazione dell'indice Bovespa, per un confronto dimensionale, è di nove volte inferiore all'indice di Shenzen) e indirizzatela, piuttosto che su singoli titoli quotati, su uno dei tanti strumenti di risparmio cosiddetto "gestito" (Fondi, Sicav, Etf) che un bravo Consulente Finanziario di fiducia non avrà certamente difficoltà ad individuare, fra quelli più efficienti a sua disposizione.
Il tempo come sempre è dalla parte di chi investe, per cui servirà aspettare, con pazienza. Poi fra qualche anno, con l'augurio di nuovi massimi, il consiglio finale è quello di consolidare i guadagni, ma anche di festeggiare.
Naturalmente...a ritmo di samba!
