Autunno, legge di bilancio alle porte.
Cadono le foglie… e scadono, salvo proroghe possibili, la quota 103, l’anticipo pensionistico (APE sociale) e l’opzione donna.
Il Governo lavora alla proposta della previdenza complementare obbligatoria attraverso una quota di Tfr da destinare ai Fondi Pensione
Tutto chiaro?
Nel blog di questo mese proviamo a decifrare qualche termine per i meno esperti, soprattutto per i giovani lavoratori, diretti interessati. Ma anche per i meno giovani che, ahimè per l’INPS, sono i più…
TFR che cos’è e come funziona
Il Trattamento di Fine Rapporto chiamato anche “liquidazione”, è un importo legato allo stipendio del lavoratore dipendente, il quale periodicamente matura una determinata somma accantonata dal proprio datore e indicata in busta paga. Questa somma non viene pagata subito, ma solo quando si interrompe il rapporto lavorativo con l’azienda.
In alcuni casi una parte anche consistente del Tfr maturato può essere prelevata in corso d’opera, ma dopo almeno otto anni di lavoro, ad esempio, per l’acquisto di una casa, per sé o per i figli o per spese mediche o familiari…
Pensione (Previdenza) pubblica e il ruolo dell’INPS
Al termine della attività lavorativa, qualsiasi lavoratore pubblico o privato matura anche i requisiti per la pensione, calcolata in base agli anni di lavoro e agli effettivi contributi pensionistici presenti nel suo “cassetto previdenziale”.
Attenzione: in Italia non sono previste opzioni di pensionamento per chi non ha contributi versati: serve, dunque, un minimo di contributi per poter andare in pensione.
L’istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS) è il principale referente ed erogatore nel nostro Paese in tema di pensioni, e gestisce l’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i familiari superstiti.
Esistono comunque anche altri “erogatori” per chi giunge al termine della attività lavorativa, E' il caso delle "Casse Professionali", che richiedono contributi obbligatori a specifiche professioni (medici, ingegneri, notai, etc…)
…e complementare. Fondi pensione: il secondo pilastro.
La previdenza complementare è costituita dai diversi Fondi Pensione presenti sul mercato, e ha l’obiettivo di affiancare e integrare la pensione pubblica di base, che potrebbe non essere sufficiente a garantire lo stile di vita desiderato alla fine dell’attività lavorativa.
L’adesione alla previdenza complementare, fino ad oggi, è su base volontaria ed è aperta a tutti, anche ai non lavoratori, a inoccupati, a minori e a studenti.
Gli aderenti alla previdenza complementare sono liberi di scegliere la frequenza e l’ammontare dei versamenti al loro fondo pensione e in molti casi, per “incentivare” questo accantonamento privato, lo stato prevede agevolazioni fiscali.
Inoltre, in aggiunta ai versamenti volontari, i dipendenti privati possono, sempre fino ad ora, scegliere di destinare in qualsiasi momento alla previdenza complementare il proprio Tfr anziché lasciarlo in azienda.
Anche quanto accantonato nei Fondi Pensione privati, con gli stessi criteri della pensione pubblica, al termine della attività lavorativa, torna nelle tasche dei lavoratori.
I principali tipi di Fondi Pensione
Piani Individuali Pensionistici: vengono istituiti dalle compagnie di assicurazione e ammettono esclusivamente l’adesione di tipo individuale. Come ricordato sopra, si rivolgono a tutti, a prescindere dalla propria situazione lavorativa.
Fondi pensione aperti: principalmente istituiti da Banche, Società di gestione del risparmio, e da Compagnie Assicurative. Anche a questi può aderirvi chiunque, e sono aperti sia alle adesioni individuali, che a quelle collettive
Fondi pensione chiusi o negoziali: vengono istituiti sulla base di accordi tra i datori di lavoro e le organizzazioni sindacali. Si rivolgono esclusivamente a specifiche categorie di lavoratori (ad esempio chimici, esercenti le professioni sanitarie, metalmeccanici…) ed è possibile aderirvi solo in forma collettiva.
Quando si può andare in pensione?
Nel momento in cui scriviamo in Italia l’età pensionabile per donne e uomini che vogliono accedere alla pensione è pari a 67 anni.
Esistono però altre forme di pensionamento anticipato che permettono di andare in pensione prima, con età e requisiti diversi a seconda dei casi, ad oggi validi fino al 31 dicembre 2024.
È necessario però aver accumulato almeno 20 anni di contributi per accedervi. Se questo non è avvenuto, l’accesso alla pensione è riconosciuto a 71 anni, ma solo per chi ha almeno 5 anni di contributi.
Per chi non ha neanche questi 5 anni, lo stato può erogare un modesto Assegno Sociale ( per il 2024 è di circa 530 euro mensili).
Si può andare in pensione prima?
Nella legge di Bilancio 2024 sono state introdotte, e confermate in questi giorni, numerose opzioni di favore.
La più importante è la pensione anticipata ordinaria, per i lavoratori che hanno maturato un’anzianità contributiva di 41 anni e 10 mesi per le donne, e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. Il requisito principale è quello di aver cominciato a lavorare e a versare i contributi prima dell’anno 1996.
Servono invece almeno 64 anni di età, e 20 anni di contributi, ma che garantiscano un assegno pari a 2,8 volte quello sociale, per chi ha cominciato la sua contribuzione dopo il 1996.
Poi c’è la cosiddetta “Quota 103”, chiamata anche pensione anticipata flessibile, che permette di uscire dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi versati e 62 anni d’età (la somma di questi valori dà appunto “103”), sia per gli uomini che per le donne, se maturati entro il 31 dicembre 2024.
Con l’Opzione Donna”, destinata solo alle lavoratrici “care givers”, o con elevato grado di invalidità, o appartenenti ad aziende in crisi, possono andare in pensione a 61 anni sia le dipendenti che le professioniste autonome, purché abbiano accumulato almeno 35 anni di contributi. Se con figli, l’età pensionabile si abbassa ulteriormente.
Infine, sempre per particolari situazioni (mansioni gravose, invalidità, disoccupazione…) altri meccanismi sono l’anticipo pensionistico (APE) sociale e, per le lavoratrici e le madri, l’APE sociale “donna”, ai quali aggiungere ulteriori agevolazioni rivolte ai lavoratori “precoci” (con contributi versati prima della maggiore età) ed i casi di esodo di lavoratori più anziani per eccedenza di personale.
Nuova legge di bilancio: cosa potrebbe cambiare.
La novità dirompente è la proposta del governo di destinare una parte del Trattamento di Fine Rapporto ai fondi pensione.
La proposta avanzata prevede che una percentuale compresa tra il 20% e il 25% del TFR venga destinata obbligatoriamente ed automaticamente ai fondi pensione. Questa misura è vista come uno strumento per garantire una maggiore sicurezza finanziaria ai giovani lavoratori, che spesso si trovano ad affrontare un futuro incerto a causa delle trasformazioni nel mondo del lavoro e della crescente precarietà.
Un obbligo, "silenzio e assenso" che riguarderebbe sicuramente i nuovi assunti, cioè quelli che verranno assunti in una qualsiasi azienda a partire dalla data di entrata in vigore della novità, ma che finirebbe con il riguardare anche i già lavoratori a cui però verrebbe concessa la facoltà di dire di no.
La strategia del silenzio e assenso è forse la novità più rilevante: parecchio diffusa nei paesi europei, ma non utilizzata in Italia, potrebbe essere perfetta per i giovani, spesso poco informati, o poco incentivati a destinare parte del proprio reddito a un fondo pensionistico.
Vantaggi e svantaggi
I favorevoli al provvedimento, fra cui il sottoscritto, vedono fra i benefici una maggiore sicurezza finanziaria nel lungo termine, la riduzione della pressione sul sistema pensionistico e sulla spesa pubblica e, in termini di educazione finanziaria, anche un aumento della sensibilizzazione nei giovani lavoratori, spinti da subito ad interessarsi del proprio tenore di vita futuro.
Qualcuno invece contesta, e, parla dell’incertezza sul rendimento finale, più legato ai mercati finanziari; qualcun altro adduce addirittura l'incostituzionalità (ah, la politica…) perché il lavoratore dovrebbe essere libero di scegliere liberamente come investire o utilizzare il proprio trattamento di fine rapporto…dimenticando che, fino ad ora, il rendimento del TFR, anche questo obbligatorio a gestione INPS, ha più o meno eguagliato, in rendimento, il tasso di inflazione.
Il ruolo delle Istituzioni e dei Datori di Lavoro
Perché questa proposta possa andare in porto e soprattutto possa funzionare in modo efficiente, il governo dovrà garantire che i fondi pensione siano ben regolamentati e che offrano trasparenza e stabilità.
Ma anche le imprese dovranno svolgere un ruolo chiave nel fornire informazioni chiare e complete ai propri dipendenti, aiutandoli a comprendere le implicazioni della destinazione obbligatoria del TFR e offrendo supporto nel gestire il passaggio verso la previdenza complementare.
E quello dell’educazione finanziaria
Infine, per evitare il rischio che la misura allo studio venga percepita come una sottrazione di risorse, piuttosto che come una opportunità, sarà fondamentale sensibilizzare i giovani lavoratori sulla necessità di investire nel proprio futuro pensionistico.
“Prodotti” trasparenti e poco costosi per aumentare il grado di fiducia nei fondi pensione, e una educazione finanziaria non di facciata (l’ora di musica con il flauto…) a ogni livello scolastico, sono le prerogative per trasmettere consapevolezza. Con una nota metodologica finale: l’educazione finanziaria non serve per capire i tecnicismi della finanza o delle leggi sulle pensioni. Per quelli, e per cercare di spiegarli nel modo più facile possibile a tutti, anche a figli e nipoti, potrebbe bastare il vostro Consulente Finanziario.